La voracità del fisco sul peso del carburante

La voracità del fisco sul peso del carburante

Grazie alle tasse l'Italia ha i prezzi più alti in Europa 

L’inizio del nuovo anno ha registrato in campo petrolifero un prezzo del barile ai minimi storici. Eppure alla pompa il prezzo ha subìto riduzioni ridicole, al massimo di due centesimi al litro. E’ sempre la solita storia…ma perché? 

L'Italia è il Paese europeo dove il carburante costa di più: 1,57 euro al litro la benzina, 1,47 il diesel (prezzi dei primi giorni di gennaio 2015). Solo altri due Paesi condividono con noi questo primato negativo: l'Olanda, che però a fronte di una benzina che costa 1,58 ha il gasolio a 1,27, e la Norvegia che ci supera di poco: 1,59 la benzina, 1,49 il gasolio. Per il resto, il confronto è imbarazzante. In Germania la benzina costa 1,32, il gasolio 1,17, in Francia 1,22 e 1.07, in Spagna 1,55 e 1,12, in Inghilterra 1,42 e 1,51, in Polonia 0,92 e 0,96, in Grecia 1,35 e 1,06, in Belgio 1,33 e 1,20. Al di fuori dell'Europa troviamo gli Usa con 0,48 e 0,67 e la Russia con 0,50 e 0,48. Con una tale differenza così come si può sperare in una ripresa economica italiana forte e stabile? Il costo della benzina è un vero salasso per gli automobilisti italiani ma anche per i turisti stranieri. Situazione perfetta per scoraggiare e disincentivare il turismo, che in Italia è prezioso! Ma come spiegare ai turisti stranieri, e non solo, che il motivo di tanta differenza con gli altri Stati europei è nella “voracità” dello Stato? E soprattutto come spiegare che quando lui paga al benzinaio quell'1,57 euro al litro lo Stato si prende le accise più incredibili?

L'ultima rilevazione di Assopetroli in tutti i 28 Paesi UE registra che il prezzo italiano è più alto, rispetto alla media, di 25,7 centesimi al litro, di cui ben 24,6 dovuti alle maggiori imposte (accise e Iva), quanto al gasolio, il prezzo italiano è più alto di 23,5 centesimi per litro, di cui 23,7 dovuti alle maggiori imposte. 

Dal 1935 a oggi il carburante è stato gravato dei più vari prelievi senza che nessuno mai sia stato tolto. Nel costo del carburante che paghiamo sugli impianti sono inclusi:

  • 0,00103 euro al litro per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935-1936,
  • 0,00723 euro per il finanziamento della crisi di Suez del 1956,
  • 0,00516 per il disastro del Vajont del1963,
  • 0,00516 per l'alluvione di Firenze del 1966,
  • 0,00516 per il terremoto del Belice del 1968,
  • 0,0511 per il terremoto del Friuli del 1976,
  • 0,0387 per il terremoto dell'Irpinia del 1980,
  • 0,106 per la guerra del Libano del 1983,
  • 0,0114 per la missione in Bosnia del 1996,
  • 0,02 per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004,
  • 0,005 per l'acquisto di autobus ecologici nel 2005,
  • da 0,0071 a 0,0055 per il finanziamento alla cultura nel 2011,
  • 0,04 per far fronte all'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011,
  • 0,0089 per l'alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011,
  • 0,082 per il decreto Salva Italia nel dicembre 2011,
  • 0,02 per far fronte ai terremoti dell'Emilia del 2012.

In 4 anni, dal 2010 al 2014, il prezzo della benzina al consumo è aumentato di 27 centesimi. Secondo Assopetroli e Figisc (federazione dei gestori degli impianti di carburante) il fisco pesa per il 64,4% sul prezzo della verde e 61.4% sul prezzo del gasolio (dati inizio anno 2015). Mentre l'Unione Petrolifera calcola che l'84% degli aumenti registrati dal 2010 siano stati di natura fiscale. Un peso che rende sostanzialmente rigido il prezzo della benzina (e del gasolio), tanto che il crollo della quotazione del barile non è avvertito da consumatori e aziende: il barile è oggi a quota 55 dollari, la metà di quanto lo si pagava nel giugno scorso. 

 In una situazione del genere, chi può, fugge, addio turisti e l'economia continua a scendere nel baratro. In 5 anni, dal 2009 al 2013, il consumo di benzina in Italia è diminuito del 24,7%, il gasolio per autotrazione del 10% e quello da riscaldamento del 30%.

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